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Irene Boni - Il futuro? È rompere gli schemi

di Barbara Amoroso Donatti - 13 Luglio 2023

Futuro è la parola chiave quando si parla di Talent Garden, oggi il più importante operatore europeo di digital education e la più grande community in Europa di innovatori dell’ecosistema tech grazie all’acquisizione di Hyper Island, la business school svedese specializzata in digital education.

È il mondo che frequentiamo ogni giorno quello del digital, per business e relazioni personali. Lo stesso mondo in cui le aziende investono sempre di più per rincorrere occasioni commerciali lungo un’evoluzione crescente delle tecnologie. Luxury ha raggiunto Irene Boni, dal 2021 CEO di Talent Garden: la sua importante esperienza nel mondo del digitale e dell’organizzazione di impresa, la rende una voce autorevole per raccontare la direzione del mondo del lavoro legato al digitale.

Nel suo percorso professionale ha affiancato aziende come Procter & Gamble e McKinsey & Co. e YOOX NET-A-PORTER Group occupandosi dal Corporate Development alle Risorse Umane: questo come ha influito nella sua mentalità personale e professionale?

“Ho avuto la possibilità di lavorare in realtà straordinarie che hanno portato grande innovazione all’interno dei loro mercati. La mia è stata un’evoluzione naturale, che è andata di pari passo alle competenze acquisite e ai ruoli che ho ricoperto. Sicuramente lavorare amando ciò che faccio, con passione e con il desiderio, che ancora mi accompagna, di non smettere di imparare, è stata un atout vincente”.

Talent Garden ha a che fare soprattutto con giovani che muovono i primi passi nel mondo del lavoro, presente in 12 paesi e con una community di 4.500 persone. Cosa cercano oggi i giovani nel mondo del lavoro? E un’azienda cosa cerca in una giovane risorsa?

“Le nuove generazioni hanno un approccio diverso al lavoro e sicuramente danno un nuovo valore al tempo. Quello che vediamo in Talent Garden è che la maggior parte oggi ricerca, giustamente, flessibilità nelle modalità che ora devono essere incentrate al raggiungimento di obiettivi - non alle obsolete canoniche otto ore di lavoro - e permettere loro di poter lavorare da qualunque parte del mondo. Non solo. I giovani sono alla ricerca di aziende che rispecchiano i loro valori, che abbiamo chiare politiche ESG (Environmental, Social and Governance ndr), attente alla sostenibilità sociale e ambientale, per potersi sentire parte di un progetto di cui si ha una comunione di visione e di intenti. Il terreno di gioco in cui aziende e nuovi professionisti si incontrano è sicuramente quello della formazione, continua, aggiornata e incentrata sulle digital skill delle quali ormai le imprese, per rimanere competitive, non possono più prescindere”.

L’Italia è davvero un paese che fa scappare i talenti?

“Vediamo in Talent Garden talenti straordinari: determinati, curiosi, che credono nel networking e nello scambio. Non più disposti ad accontentarsi del ‘posto fisso’ e alla ricerca costante di stimoli non sempre facili da trovare in un Paese in cui l’età media dei manager è di circa 48 anni. Ma c’è fermento e aria di cambiamento. Nel primo semestre del 2022 gli investimenti in startup hanno sfiorato il miliardo contro i 661 mila euro del primo semestre dello scorso anno. Segno che in Italia si può fare impresa e che le buone idee trovano investitori. Abbiamo grandi esempi di startup e aziende italiane che hanno avuto successo in Italia e oltreconfine perché animate da persone intellettualmente vivaci, dotate di creatività, tratto tipicamente italiano, impossibile da trovare altrove se non qui”.

Gli spazi TAG (Talent Garden) sono sia in Italia che all’estero: che differenze avete registrato nell’approccio formativo e professionale da paese e paese?

“Ci sono Paesi in cui la formazione tocca da vicino i Governi e altri in cui è lasciata alle persone. In Svezia, ad esempio, dove siamo presenti con Hyper Island, realtà con più di 25 anni di storia nella digital education, ogni anno il governo definisce le competenze e le professioni del futuro coerentemente ai propri piani di crescita. Le istituzioni private propongono programmi di formazione per le professioni chiave e il governo stanzia i fondi. Semplice: la formazione deve seguire la strategia nazionale definita. La Danimarca è molto attenta ai neet cioè quelle persone che non studiano e non lavorano e l’Università pubblica eroga finanziamenti destinati alla loro formazione così che possano trovare la loro strada professionale. Qui collaboriamo offrendo i nostri corsi completamente in lingua inglese e siamo l’unico player a farlo. Infine, in Austria, stiamo sperimentando forme dirette di partnership con il governo attraverso il suo ente di gestione della disoccupazione, AMS (ArbeitsMarktService), grazie al quale già oggi gli studenti possono iscriversi a percorsi costruiti ad hoc sulla base delle esigenze del mercato locale. In Italia stiamo dialogando con i principali atenei per collaborare nell’ambito della formazione digitale. Credo sia arrivato il momento di pensare un po’ fuori dagli schemi, di andare oltre alla formazione tradizionale e stiamo lavorando in diversi bandi regionali come, ad esempio, quelli indetti da Regione Lazio e Regione Puglia”.

Parlare di formazione con Irene Boni è tutt’altro che uno slogan aziendale. Il suo percorso formativo lo racconta da solo e chi la conosce conferma che la passione nella sua personale formazione non è mai mancata, anzi. Ed è questo quello di cui c’è più bisogno oggi, quello che i tanto osannati e condannati social mettono sul piatto: case history. TAG in primis predilige tra i suoi formatori professionisti con un’esperienza alle spalle da condividere. Oggi Boni è l’amministratore delegato di uno dei maggiori campus di formazione europei sul digitale, eppure ci sarà stato un inizio carriera anche per lei...

Cosa direbbe alla professionista che era agli inizi carriera?

“Senza fretta, senza paura di cambiare. C’è sempre tempo per cambiare direzione”.

Scorrendo la sua biografia scopriamo che è membro di Angels4woman: di cosa si tratta?

“Angels4woman è un’associazione composta da Business Angel che vogliono investire in startup al femminile ad elevato potenziale di crescita. Vogliamo ridurre il gender gap e sostenere le donne che hanno deciso di mettersi in gioco fondando una startup e sfidando gli stereotipi. Le donne sono le migliori sostenitrici delle donne perché hanno una capacità straordinaria di fare rete. Ho avuto la fortuna di lavorare in realtà lungimiranti che hanno sempre puntato sul saper fare e oggi lavoro in Talent Garden dove il 57% dei professionisti sono donne”.

Che consiglio darebbe a un giovane che vuole crescere professionalmente?

“Non smettere mai di pensare alla propria formazione. Le aziende, che stanno facendo fatica a trovare i candidati ideali, sono alla ricerca di giovani con competenze coerenti al processo di trasformazione digitale in corso”.

Oggi c’è ancora spazio per inseguire i propri sogni professionali o meglio pagare le bollette e stop?

“Ci deve essere sempre la voglia e il desiderio di inseguire i propri sogni. È la chiave fondamentale per trovare nuova energia, per lavorare su sé stessi e migliorarsi sia a livello professionale, sia a livello personale”.

Ultima domanda: Luxury tratta di lusso, qual è quello che lei si concede?

“Il lusso che mi concedo è il tempo. Tempo per la mia famiglia, per andare con i miei bimbi a prendere il latte fresco alla fattoria, le uova dal contadino, o per passare del tempo ad osservare un’ape. Il lusso della lentezza”.

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