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Stati Uniti e Francia - In nome dell’Irlanda contro Londra

Luglio 2021 - Scritto da Dario Fabbri

Gli Stati Uniti hanno cominciato ad attaccare l’Inghilterra in nome dell’Irlanda. Trascinando con sé alcuni dei loro principali alleati - su tutti, Francia e Canada. Svolta assai preoccupante per Londra, consapevole del favore americano per l’unificazione irlandese, nettamente superiore al poco interesse d’Oltreoceano per l’indipendentismo scozzese. Cui si aggrappa la centenaria ostilità francese. Ingerenze che nei prossimi anni potrebbero determinare il definitivo implodere del Regno Unito, dilaniato dalle eversive ambizioni delle popolazioni celtiche.

Per la prima volta da numerosi decenni, a metà giugno l’ambasciata americana a Londra ha emesso un rimprovero ufficiale ai danni del governo britannico, reo di creare tensioni in Irlanda. Ragione di tale rabbia è la mancata applicazione da parte inglese del protocollo per la Protocollo Brexit che, conservando l’Irlanda del Nord nel mercato unico europeo, prevede controlli alle merci che viaggiano tra l’Ulster e il resto del Regno, di fatto creando due regimi fiscali distinti. Per i fautori, un provvedimento necessario per scongiurare un ritorno del confine tra Belfast e Dublino. Per i detrattori l’inizio della fine del Regno Unito.

Per gli americani (e per gli europei) l’unico modo per evitare il riaccendersi delle violenze. Per Boris Johnson una richiesta pericolosa che provocherebbe la rappresaglia degli unionisti. Sul tema è intervenuto il segretario di Stato americano, Antony Blinken, per segnalare la delusione dell’amministrazione Biden. “Chiediamo cautela al governo di Londra, affinché rispetti gli accordi di pace del 1998” ha spiegato, palesando il severo tono di Washington.


Dopo l’intervento degli Stati Uniti, altri due importanti Paesi si sono espressi al riguardo. Durante un incontro bilaterale con il premier britannico, Emmanuel Macron ha negato che Inghilterra e Irlanda del Nord si trovino nello stesso paese. Incalzato da Johnson sull’esportazione di salsicce e su eventuali dazi tra le diverse parti della Francia, Macron ha respinto tale parallelo richiamandosi all’unità territoriale dell’Esagono. “Di cosa parla Johnson? L’Ulster non si trova nemmeno nel Regno Unito”, ha sbraitato. Dichiarazioni rilevanti, considerato il ruolo di protettore delle nazioni celtiche incarnato nei secoli da Parigi, con l’obiettivo di scardinare la tenuta dell’acerrimo nemico inglese


Drammatico inserimento cui è seguito quello del gabinetto canadese, pronto a ergersi a difensore del protocollo tra Belfast e Londra. Iniziativa affatto banale, giacché il Canada è formalmente un territorio tuttora appartenente alla corona inglese. Sviluppi che segnalano il delicato momento vissuto dal Regno Unito, sognante la Global Britain mentre le nazioni di dentro si pensano altrove. Tanto che Boris Johnson ha annunciato d’essere pronto a ignorare definitivamente il protocollo. Evidentemente colpito dalle sortite americana e francese, segnali di una situazione che potrebbe drammaticamente precipitare. Soprattutto, la volontà dell’amministrazione Biden di difendere gli accordi di pace nel medio periodo potrebbe impedire a Londra di stroncare le ambizioni repubblicane dei cattolici nordirlandesi. Perché se Washington resta tiepida nei confronti dell’indipendentismo scozzese, considerato come afflato eccessivo, la grande componente irlandese della nazione americana ritiene incomprensibile l’attuale partizione dell’Isola e agirebbe duramente nei confronti di Londra qualora volesse ristabilire un confine duro tra i due territori. Ed è su questo punto che l’attuale manovra johnsoniana mostra le sue falle.

Impegnato a rilanciare la proiezione globale del Regno per distrarre l’opinione pubblica interna e convincere gli Stati Uniti dell’utilità della Marina britannica, presto il premier britannico scoprirà d’aver compiuto sforzi vani. Ignorati dagli apparati statunitensi, inclini a sostenere la causa irlandese per puro sentimento. Cui si allaccia la secolare malizia Francese. Per una storia che non passa.

Dario Fabbri

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