Gruppo Florence: una grande famiglia nel nome del lusso

di Eva Rupe - 24 Novembre 2022

In origine c’erano tre aziende che volevano unirsi e nel 2020 tre grandi investitori hanno accolto il progetto fondando il Gruppo Florence. Si tratta del fondo Vam Investments, controllato da Francesco Trapani, Fondo Italiano d'Investimento e Italmobiliare. Ed è proprio grazie a questi investitori solidi che il Gruppo è stato in grado di crescere rapidamente estendendo la propria presenza oggi già in 12 regioni in Italia.

"Ne copriremo altre a breve - spiega Attila Kiss, Ceo del Gruppo Florence - L’idea di fondo del progetto è quella di riunire le migliori eccellenze manifatturiere italiane all’interno di un’unica piattaforma industriale, dove continuano a vivere le specificità di ogni azienda familiare, ma nell’ambito di un contesto più strutturato.

Grazie alle importanti spalle degli investitori e un gruppo manageriale esperto e pronto a dare supporto in un segmento sempre più sfidante, le aziende possono così offrire ai brand del lusso un prodotto di alta qualità, sempre con maggiore affidabilità e flessibilità nei tempi di consegna, sempre con massima attenzione alla sostenibilità".


Perchè queste nuove acquisizioni? Sono gli imprenditori che si sono avvicinati al progetto?

"Più che acquisizioni, ci piace parlare di ‘ingressi’ perché di fatto anche gli imprenditori che acquistano una quota di minoranza di Gruppo Florence diventano loro stessi azionisti, condividendo obiettivi comuni. È proprio la governance uno dei segreti del nostro successo. La stessa nascita del Gruppo a ottobre del 2020 è stata il frutto di una partnership tra gli imprenditori delle prime tre aziende, Giuntini, Ciemmeci Fashion e Mely’s, che hanno deciso di unirsi grazie al sostegno di tre importanti investitori. Dopo di che altre aziende, venute a conoscenza dell’obiettivo di Gruppo Florence di diventare il più importante polo produttivo in Italia al servizio dei brand del luxury fashion internazionali, hanno voluto aderire. In altre occasioni invece siamo stati noi a corteggiare alcune tra le tante piccole eccellenze artigianali che abbiamo in Italia".

Quante sono le persone del Gruppo al momento? Qual è il fatturato aggregato?

"Oggi il Gruppo conta 17 aziende, che collaborano con oltre 50 brand internazionali, e un giro d’affari di oltre 360 milioni di euro e più di duemila dipendenti che operano in nove regioni d’Italia. Pensiamo che entro il 2022 le nostre risorse saliranno a 2.500 e prevediamo di superare i 500 milioni di euro di fatturato a fine anno".

Quali sono i vostri progetti futuri?

"Innanzitutto, contiamo di attrarre altre aziende, entrando anche in quei segmenti che ancora non copriamo, in modo da poter supportare i brand nella creazione e produzione della loro intera collezione. Vorremmo offrire capacità produttiva, sinergie industriali, e anche contaminazioni di prodotto. Nel 2021 e 2022 abbiamo completato tutto il segmento dell’abbigliamento e nelle ultime settimane siamo partiti anche con la calzatura. Prevediamo di avere con noi entro fine anno almeno altre 5 eccellenze artigiane e stanno per arrivare le prime aziende della pelletteria. Abbiamo già iniziato a lavorare sui progetti di consolidamento, sinergia e integrazione tra le nostre imprese, oltre lo sviluppo di servizi aggiuntivi e innovativi.

Infine abbiamo anche in mente di creare un nostro show-room a Milano, uno spazio dove non intendiamo mostrare il prodotto finito o il risultato delle collaborazioni con i nostri clienti, tutte informazioni confidenziali, ma esporremo le nostre ricerche, collaborazioni con il mondo dell’arte, contaminazioni con la tecnologia, in sintesi la nostra expertise".

Che rapporto avete con il territorio, la scuola e la comunità in cui operano le vostre aziende?

"È fondamentale, perché è proprio grazie all’interazione con il territorio che l’azienda vive e cresce, in particolare nella nostra realtà, dove le aziende hanno tutte una forte impronta familiare. Come detto abbiamo in pipeline un importante progetto che coinvolgerà diverse aziende sul territorio e in particolare ogni nostra azienda promuoverà un accordo con una scuola professionale per educare i giovani al lavoro artigianale. Preservare le maestranze artigiane è ormai diventato imprescindibile, perché sono il vero capitale delle imprese e ci vogliono anni di esperienza per arrivare a una formazione completa nel settore. Sono necessarie ora più che mai misure atte a trasmettere queste skill alle nuove generazioni. Un altro filone importante che seguiamo è quello dell’arte, così vicino al mondo dell’artigianato: per quello supportiamo diverse iniziative a livello locale delle nostre aziende. Per esempio, Ciemmeci Fashion ha inaugurato lo scorso maggio la nuova stagione di iniziative artistiche e culturali presso lo Spazio-Arte all’interno della sede centrale di Terrafino in provincia di Firenze con l’obiettivo di avvicinare le realtà produttive e industriali al mondo della cultura, creando un binomio lavoro-bellezza che racchiude anche un significato sociale e civile, perché l’arte e la bellezza sono di tutti e tutti possono e devono usufruirne, dagli operai, agli imprenditori, al management".

Pensate di assumere altre persone? Di quali profili avete più bisogno?

"Sì, siamo alla ricerca di profili sia in ambito corporate per implementare il management aziendale che in ambito operation con particolare focus sul business di nostro riferimento legato alle maestranze manifatturiere in area modelleria, sartoria, campionario, controllo qualità e tecnici di produzione".

Avete difficoltà nella ricerca di personale? E se sì perchè?

"La ricerca di personale è oggi piuttosto complessa per causa della scarsità di profili tecnico-professionali. Per questo abbiamo in programma un progetto di formazione per il reclutamento di maestranze qualificate".

Pensate di istituire o potenziare un'Academy?

"Sì, questo è il nostro intento perché crediamo che la formazione di personale qualificato sia alla base dell’eccellenza dell’industria manifatturiera made in Italy. Stiamo avviando un progetto di Accademia Diffusa in cui Gruppo Florence attiva progetti di formazione nei territori, spesso in collaborazione con scuole, orientata alla sensibilizzazione dei giovani verso le professioni manifatturiere di nuova generazione. Per esempio, stiamo per avviare un progetto pilota presso Giuntini, che prevederà l’avvio di un percorso professionale nella sartoria per la formazione specifica di profili di prototipia che organizzeremo in collaborazione con l’istituto Mita di Scandicci e la Regione Toscana".

Quali sono i vostri piani per attrarre o trattenere talenti?

"Intendiamo far conoscere alle nuove generazioni i mestieri della moda raccontando cosa accade prima di una passerella. Pensiamo che sia importante garantire la sussistenza dell’eccellenza del nostro made in Italy cercando di preservare l’importante eredità del made in Italy. Non possiamo rischiare di perdere il bagaglio di competenze e tecniche, artigianali e manifatturiere: vogliamo che tutto questo venga trasferito alle nuove generazioni. Ci impegneremo quindi a far avvicinare i giovani al lavoro manuale, all’artigianalità della quale vogliamo preservare la tradizione e il valore oltre che la nobiltà".

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