Matteo Maestri - La nuova mobilità Made in Italy

di Francesca Caon - 21 Giugno 2023

In Italia, per tradizione radicata in decenni di cultura automobilistica, sono le auto di piccole dimensioni a riscuotere il maggior successo commerciale.

Anche le auto elettriche rispondono a questa regola. Fatta eccezione per Tesla, infatti, i veicoli puliti più venduti sono Fiat 500 e Smart.

Forte del proprio savoir-faire Made in Italy, il mondo della mobilità sta accogliendo con sempre più entusiasmo un nuovo player del settore che sta diventando molto popolare nelle strade italiane e non solo.

Nato come prototipo innovativo nel 2008 a Pordenone, prodotto dall’impresa Estrima, Birò è un quadriciclo leggero che rappresenta molto più di una qualunque microcar elettrica. Adattissima agli spostamenti in città e guidabile a partire dai 14 anni di età con patente AM, la creazione tutta italiana rappresenta un vero e proprio unicum.

Luxury ha intervistato Matteo Maestri, founder e CEO di Estrima, per capire in che modo Birò ambisca a rivoluzionare la mobilità cittadina in chiave green senza rinunciare a prestazioni e comfort.

Matteo Maestri, come nasce l’idea di Birò?

“Birò nasce innanzitutto sotto la spinta dell’irrequietezza, che ritengo essere il fattore base dell’innovazione.

Nel nostro caso specifico, l’innovazione si concretizza nell’aver portato sul mercato un veicolo elettrico ad uso urbano e prodotto, dal 2008, da un’azienda che non si occupava di veicoli.

L’innovazione nasce quindi dal desiderio di fare senza accontentarsi mai di ciò che già c’è.

Fresco di laurea nel ’99, ho subito iniziato a lavorare nell’impresa di famiglia che si occupa tuttora di cabine di sicurezza per trattori, spazzatrici e gru.

Nonostante la mia condizione privilegiata, sono sempre stato animato da una volontà di creare e stravolgere i paradigmi attuali.

La voglia di fare, unita a quella di comprendere il reale impatto di un prodotto sulle persone, mi hanno convinto a fondere il mio knowhow (la capacità di ideare e costruire cabine di sicurezza, che rappresentano uno spazio di accoglienza per le persone) con un prodotto consumer in un mercato emergente.

Nel 2008 è quindi nata l’idea di fornire un prodotto di cui le persone sentissero l’esigenza e che riuscisse a sposare appieno il concetto di sostenibilità e innovazione.

Scherzosamente, potremmo dire che Birò è nata applicando delle ruote motore a una cabina”.

Da cosa è stato maggiormente ispirato nella voglia di innovare rompendo gli schemi?

“Innovare è spesso una qualità caratteriale, personale e dipende molto anche dalla quantità di energia a propria disposizione.

Fin da piccolo, la passione e la voglia di fare hanno trovato terreno fertile nell’operosità del nord-est, un territorio rinomato per queste caratteristiche.

Quando la voglia di creare combacia perfettamente con la possibilità di esprimerla, nasce l’innovazione.

Oltre all’approccio caratteriale, tuttavia, esiste anche una concezione che mi ha sempre accompagnato: l’imprenditorialità implica la responsabilità di impattare positivamente sul mondo circostante.

Occorre pensare fuori dagli schemi per raggiungere un risultato che vada al di là dell’effimero, ragionando sul lungo termine.

Per una serie fortunata di coincidenze, Birò riesce a semplificare la vita in città, permette una personalizzazione totale e apporta dei benefici anche a chi non lo utilizza, perché occupa meno spazio ed è sostenibile.

Anni fa abbiamo coniato il termine “personal commuter”, proprio per indicare l’agilità di movimento necessaria all’interno dei contesti urbani e le dimensioni ridottissime, più assimilabili a quelle di uno scooter a quattro ruote che a quelle di un’auto, che consentono quindi di indossare Birò come un vestito.

E proprio come un abito, è davvero creato su misura rispondendo a ogni esigenza del guidatore”.

Come immagina la mobilità sostenibile di domani? E in che modo può favorire la transizione ecologica?

“La premessa basilare è che la CO2, come ormai dimostrato scientificamente, è una delle principali minacce all’estinzione del genere umano.

Tra i molti modi attraverso cui viene prodotta, l’utilizzo di combustibili fossili per alimentare le automobili è uno dei più impattatanti e nocivi in assoluto.

Il passaggio da una classica automobile endotermica a una elettrica rappresenta non soltanto un’evoluzione sotto il profilo ecologico e ambientale, ma anche una scelta intelligente.

Immettendo energia pulita dentro l’automobile, ad esempio, si viene a creare un circuito virtuoso che abbatte l’emissione di anidride carbonica a beneficio di tutti.

Ad oggi, la metà della popolazione mondiale vive all’interno di aree urbane.

Metropoli e città presentano un’ulteriore fonte di inquinamento, ovvero quelle polveri sottili che respiriamo nostro malgrado.

Qualsiasi auto elettrica utilizzata in città, non emette polveri sottili e consentirebbe di respirare bene azzerando o limitando l’insorgere di patologie legate alla pessima qualità dell’aria.

Ma l’interesse di un guidatore è anche personale. L’obiettivo della mobilità di domani, infatti, sarà portare una persona da un punto A ad un punto B con il minor stress possibile.

Ciò che occorre è quindi un mezzo elettrico, piccolissimo, leggero, facile da usare e che consenta di non preoccuparsi in merito ai parcheggi, oltre a godere del tempo in più”.

In che modo, in Italia, vengono percepite le microcar elettriche?

“Le microcar hanno una storia molto interessante e in continua mutazione Sono sempre state associate a due categorie di persone molto ben distinte, ma anche distanti tra loro: i giovani rampanti di città e gli anziani nei piccoli paesini di provincia.

Oggi ci troviamo di fronte a un panorama molto differente. Siamo davanti a una spaccatura tra il mondo delle piccole auto e quello delle due ruote, che ha aperto un varco centrale in cui inserirsi con successo.

Il nostro continente è molto caratterizzato dall’utilizzo su larga scala di scooter, per via della loro praticità; ciononostante, eventi atmosferici come pioggia e freddo o esigenze quotidiane, come quella di portare la spesa, ne mettono in luce i limiti effettivi.

Birò, nonostante per associazione possa sembrare una microcar, è in realtà qualcosa di più: si tratta infatti del veicolo su quattro ruote più piccolo al mondo.

Il passato del mercato delle microcar contava qualche decina di migliaia di pezzi in Europa, mentre in questa spaccatura si inseriranno dei mezzi – di cui Birò è storicamente il primo – che cambieranno il modo di vivere la mobilità in città.

Serviranno quindi dei micromezzi a quattro ruote per far sì che, soprattutto in una grande città, non sia più primario pensare al problema dei parcheggi, degli spostamenti e del meteo potenzialmente avverso”.

Qual è stato l’impatto dei rincari delle materie prime?

“Il rincaro delle materie prime, inutile negarlo, è stato una sofferenza per tutti.

Sommando a ciò la scarsità dei materiali disponibili sul mercato, abbiamo affrontato come tutti delle criticità nonostante l’incremento di ordini ricevuti nel corso dell’anno.

Questa situazione, però, è sopraggiunta durante un momento di grandi investimenti cominciati a dicembre 2020 con la quotazione in borsa e la raccolta di capitali.

Sia a livello di team, capacità commerciale, nuove società in tutta Europa e modifiche tecniche del prodotto, siamo riusciti a contrastare l’aumento delle materie prime in maniera soddisfacente.

Alla luce di tutto questo, e anche delle nuove proposte di sharing con app dedicata che abbiamo lanciato, il bilancio – non soltanto negli indicatori numerici – è ampiamente positivo”.

Come l’hanno cambiata questi ultimi anni di crisi?

“Ogni crisi, sia personale sia economica e sociale, racchiude in sé un enorme potenziale, mettendoci di fronte alle nostre paure che sono quelle proprie dell’essere umano.

La valenza atroce e al tempo stesso preziosa di periodi come questo risiede proprio nella nostra reazione. Scopriamo infatti di avere infinite possibilità di innovare, di cambiare approccio, di rinnovare noi stessi.

Sono sempre stato grato a ogni difficoltà che ho dovuto affrontare, personalmente e a livello imprenditoriale, perché mi hanno concesso di crescere continuamente.

Quando nel 2013 eravamo sull’orlo del fallimento, abbiamo trovato la vera identità di Birò e anche la capacità di rilanciarci con entusiasmo.

Abbiamo cominciato a interagire direttamente con i clienti, per capire meglio le loro esigenze e i nostri errori, e solo allora è emersa l’utilità e il reale impatto delle nostre vetture nella loro vita.

La crisi ci avvicina all’essere umano, ed è l’unica cosa che conta davvero.

Tutto il resto è uno strumento”.

Quali saranno i prossimi passi per Birò?

“Al momento siamo molto presenti ad Amsterdam, dove Birò ha sostituito in larga parte l’impiego di automobili proprio grazie alle sue caratteristiche.

Il nostro obiettivo è replicare questo modello in altre 20 grandi città europee, aumentando il numero di mezzi proprio là dove la congestione, l’inquinamento e il traffico sono più elevati.

Vogliamo inoltre migliorare il prodotto, facendo tesoro degli insegnamenti ricevuti negli anni da tutti coloro che ci hanno scelto, e impostare una modalità di noleggio innovativa, sharing e rapporto diretto con i clienti”.

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