La finanza personale dell’imprenditore

1 Ottobre 2022 - Scritto da Matteo Rivolta

Tematica molto spesso affrontata da consulenti estranei al mondo delle aziende reali, la finanza personale dell’imprenditore è invece un argomento da affrontare con la massima serietà.

Da essa dipende la serenità mentale e materiale dell’imprenditore che è collegata direttamente alla crescita ed allo sviluppo dell’azienda.



Questo articolo non può essere “sui generis”, ma sposa una tesi di fondo che è riassumibile in questi cinque punti:

·         Un imprenditore non deve avere uno stipendio o compenso fisso mensile.

·         L’imprenditore non è un dipendente o manager della propria azienda.

·         Il compenso finanziario dell’imprenditore è legato alla suddivisione dei profitti aziendali.

·         È necessario investire in azienda per farla crescere.

·         Il vero guadagno oltre il profitto annuale è la crescita del brand, unita ad un modello di business scalabile, che può consentire all’imprenditore un’uscita remunerativa.



Andiamo ad analizzarli punto per punto.

 

• Un imprenditore non deve avere uno stipendio o compenso fisso mensile.

L’imprenditore che percepisce uno stipendio fisso, anche se elevato, manifesterà questi comportamenti: alto tenore di vita e relativo alto livello di indebitamento personale, come conseguenza del suo reddito.

Il problema di questo atteggiamento arriva in un momento di crisi aziendale o semplicemente da crisi di mercato (basti pensare alle crisi del 2008, quella del 2011 e l’ultima relativa ai lockdown del periodo Covid-19).

In tal caso l’imprenditore dovrebbe essere il primo a rinunciare ai suoi compensi, ma l’abitudine all’elevata capacità di spesa, che avrà generato un importante stile di vita, unita a probabili debiti finanziari personali, non gli consentirà di fare questa scelta, anche poco giustificabile agli occhi del suo inner circle (famigliari, amici e conoscenti).

Ciò comporterà a contribuire ad un conto economico in perdita, e nel lungo periodo ad una possibile crisi aziendale sistemica.

Bisogna quindi evitare di usare la propria azienda come “Bancomat” personale per spesarsi i propri capricci e spese voluttuarie, anche tramite l’elargizione di generosi stipendi fissi, non commisurati all’andamento aziendale.

Il secondo comportamento che deriva dall’elargirsi un elevato stipendio o compenso fisso, è il rilassamento dell’imprenditore sul definire elevati obiettivi aziendali e il loro raggiungimento.

Perché darsi da fare e lavorare per raggiungere alti standard di performance, quando ho già uno stipendio fisso alto garantito? Questo è il ragionamento che si deve evitare se si è un imprenditore con un elevato standard etico ed orientato al raggiungimento degli obiettivi.

 

· L’imprenditore non è un dipendente o manager della propria azienda.

Il dipendente scambia il proprio tempo e le proprie competenze in cambio di una paga oraria.

Nel caso del manager la situazione è più complessa in quanto solitamente essi guadagnano oltre ad un compenso fisso anche un compenso variabile basato sulle proprie performance.

Il manager guarda l’anno e lo scompone in quadrimestri, in mesi e persino in giornate. Il futuro è limitato dagli obiettivi e dall’andamento aziendale in quell’anno solare.

Se le cose si mettono bene sa che ci saranno delle soddisfazioni economiche e professionali, se invece il mare è in tempesta si rimette mano al CV e lo si invia alle società di cacciatori di testa.

Non vorrei essere frainteso: un buon manager è fedele all’azienda per cui lavora, specialmente se tutto va per il meglio, ma sa anche che la sua permanenza è legata ad un ciclo che prima o poi finirà.

Il manager vede il futuro come evoluzione professionale in modo indipendente dall’azienda.

Al contrario, il futuro dell’imprenditore e della propria impresa coincidono.

L’imprenditore deve avere un orizzonte temporale di lungo periodo ed è assolutamente cosciente delle responsabilità che derivano dalla sua capacità di fare crescere la propria azienda. 

 

• Il compenso finanziario dell’imprenditore è legato alla suddivisione dei profitti aziendali.

Strettamente legato ai primi due punti, questo punto smarca la struttura del compenso dell’imprenditore. Il legittimo desiderio di guadagno sfocia nella suddivisione del profitto della propria azienda.

Non nasce per caso ma per una PMI italiana è il frutto di un posizionamento nell’alta gamma del proprio brand, l’immissione sul mercato di prodotti destinati ad una fascia alta di consumatori (con prezzi relativamente alti rispetto alla media del suo settore), che producono quindi un elevato valore aggiunto ed ha cascata un relativo utile.

Per raggiungere questo scopo è bene quindi che l’imprenditore si tolga il vestito di “esperto tecnico del suo settore” (almeno all’interno della propria azienda), e faccia proprie competenze di marketing (per sviluppare il proprio brand ed attrarre nuovi clienti), leadership (per attrarre talenti da inserire nel proprio organico), e di gestione aziendale per condurre la propria società al profitto. Da lì arriveranno le soddisfazioni finanziarie personali dell’imprenditore.

 

• È necessario investire in azienda per farla crescere.

Una volta stabilizzato il conto economico e stabilita la marginalità media dei propri prodotti, è necessario compiere le scelte strategiche necessarie per fare crescere l’azienda.

Le domande a cui un imprenditore dovrà rispondere saranno queste:

  1. Modello di Business: il mio business model è adeguato ai tempi che stiamo vivendo? La rivoluzione digitale ha travolto ed accelerato le modalità di acquisto dei consumatori. La mia azienda ha messo in atto strategie che assecondano questa tendenza?

  2. Portafoglio Prodotto: ho un portafoglio di prodotti (organizzati in collezioni) che siano desiderati dal mio mercato di riferimento? I miei prodotti sono allineati alla filosofia del BBF, Bello Ben Fatto tipica dei prodotti italiani destinati all’esportazione?

  3. Marketing: ho un budget di spesa adeguato a fare crescere sia la percezione del brand che l’acquisizione di contatti in target da cedere alla mia forza vendita, sia essa offline (showroom o negozi fisici) che online (consulenze o prodotti digitali).

  4. Mercati: Vedo solo in Italia o esporto i miei prodotti e servizi? Se vendo solo in Italia, è necessario iniziare a produrre materiali di marketing in lingue straniere (almeno l’inglese e poi il tedesco ed il francese), per attirare i consumatori d’oltralpe. Dopo avere effettuato le prime vendite in diversi mercati, è necessario sviluppare un piano di sviluppo della parte export dell’azienda.


  5.  Persone: le persone che ho nell’organizzazione aziendale sono adeguate alle sfide del mercato del 2022? Come posso fare crescere chi merita ed attrarre nuovi talenti?

    Rispondere a queste domande è la chiave per la crescita aziendale.

Un esempio delle collezioni di prodotti RiFRA suddivisi per le fasce di prezzo.

 

· Il vero guadagno oltre il profitto annuale è la crescita del brand, unita ad un modello di business scalabile, che può consentire all’imprenditore un’uscita remunerativa.

Oltre la suddivisione degli utili, il vero guadagno dell’imprenditore è la crescita del proprio marchio che sfoci in un modello di business scalabile.

Un modello di business scalabile si basa su semplici assiomi:

  1. Un prodotto che unisca i valori del brand, le caratteristiche del prodotto bello ben fatto (BBF), e una base di richieste da parte del mercato dei consumatori.

  2. Una generazione di contatti da girare alla forza vendita, che tramuti i consumatori interessati in clienti paganti.

  3. Un sistema gestionale completo ma facile da usare per gli operatori aziendali (a più livelli) che consenta l’elaborazione di analisi predittive di vendite, margini ed incassi, basati su semplici proporzioni matematiche.

  4. Un organigramma basato sulle funzioni, e organizzato in dipartimenti a seconda dell’impatto che il consumatore ha nei confronti della struttura aziendale. Ogni dipartimento avrà un responsabile che risponde all’amministratore aziendale, che risponde alla proprietà.
    Soprattutto nel caso delle PMI molto spesso l’amministratore coincide con il ruolo dell’imprenditore.

Questo modello di business, unito ad un fatturato importante e margini a doppia cifra consente all’imprenditore di scegliere se prediligere la continuità interna con la naturale linea di successione generazionale, oppure “uscire” tramite vendita remunerativa ai concorrenti, a fondi di investimento o attraverso la quotazione in borsa della propria società.

L’importante è che si arrivi a questo punto della vita aziendale guidando (e non subendo) gli eventi.

Matteo Rivolta

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